Appunti, ricordi e fotografie dell’inseguimento della cometa Neowise, Luglio 2020
27 Giugno 2020
Giuseppe J. Donatiello:“C/2020 F3 (NeoWISE) Dopo gli annunci (avventati) di grandi comete, andate prontamente in frantumi, finalmente c’è una cometa davvero promettente che si sta avvicinando al Sole.”
Con questo post su facebook sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questa cometa. Era la prima cometa che avrei potuto fotografare discretamente con la tecnica acquisita negli ultimi anni.
La buona probabilità di visibilità viene confermata nei giorni successivi su un articolo su bfcspace.com.
Speravo di riuscire a riprendere la cometa in qualche bella costellazione, in cui fosse presente magari qualche nubolosità. Nella mia mente volevo ottenere qualcosa di simile a quello che ripresi con la cometa Giocobini-Zinner nell’Auriga. Tuttavia l’orbita calcolata non sembrava incontrare nessuna nebulosità e inoltre la cometa sarebbe apparsa solo al mattino presto dalla mia posizione, bassa sull’orizzonte all’alba.
Spronato dalla mia ragazza decidiamo, alla vigilia del suo compleanno, di provare ad acciuffare qualche fotone della cometa. La cometa sorgerà intorno alle 4 di notte a Nord Ovest. Dalla Liguria è una posizione svantaggiata a causa delle montagne dell’Appennino che non permettono di avere una visione bassa ad ovest. La mia ragazza scorge un’opportunità dal passo di Bargone in cui la cometa dovrebbe apparire sopra il passo di Centro Croci. Decidiamo di partire con il nostro “nuovo” fuoristrada con un quaranta minuti di sterrato da Bargone. Arrivati sul passo posteggiamo l’auto e la attrezziamo per dormirci. Intanto con la bussola cerco la miglior posizione per osservare il nostro obiettivo. Non so quanto sarà luminosa né che obiettivo utilizzerò: per questo posiziono già l’inseguitore e metto la sveglia.
Setup dal passo di Bargone con la luna alle spalle
La luna è un fanale e sopra le pale eoliche si vede distintamente la cometa. L’emozione è grande.
Oggi mi ricordo ancora quella del 1997, e all’epoca non avevo neanche 5 anni! Non mi ricordo di averne viste altre in questi anni.
Scelgo di fotografarla con 200mm f2.8 Canon IS e la mia 5d (destra nella foto) e con il 180 Apo-telyt duplicandolo con il 2x utilizzando la 200d della mia ragazza (sinistra).
Cometa C/2020 NEOWISE F3 06/07/2020 ore 4:23 Dal passo di Bargone Simone Civita
Il risultato è modesto e piuttosto banale, si scorge una banda oscura al centro della coda di polveri. Questo è il massimo che sono riuscito ad ottenere considerato la forte luminosità dell’alba.
La foto a destra è una posa da 5 secondi a 200mm f2.8. La foto al centro è un ingrandimento della foto a destra. A sinistra con il telyt.
Il sole sta sorgendo e tutti gli altri astri stanno lasciando il posto all’alba rossastra. L’emozione di guardarla attraverso il binocolo è grande.
9 luglio Monte Aiona
Il 9 siamo liberi e senza impegni. Partiamo con meta il monte Aiona. Da qui la cometa dovrebbe apparire tra il Maggiorasca e il Penna, regalandoci un’immagine interessante. Da Prato Sopralacroce prendiamo lo sterrato che porta fino al rifugio del monte Aiona nei pressi di Pratomollo. Qui la strada è meravigliosa: si passa attraverso un bosco che lascia spazio a prati aperti e scoscesi interrotti solo da rocce. Si sale così il monte Aiona tra paesaggi incantati. Lo sterrato è piuttosto duro ma semplice e dura circa una mezz’ora (vado a memoria). Nel tragitto ci imbattiamo nei cani di un pastore e per un quarto d’ora non si riesce a passare.
Superati troviamo una nube iridescente
nuvola iridescente sul monte Aiona
Arriviamo al passo della Spingarda che il sole sta tramontando. Ci accamalliamo zaino tenda cibo e fornelletto e ci avviamo verso una delle vette del monte.
Panorama crepuscolare monte Aiona (io sono quello con la maglietta gialla, Fede scatta la panoramica)
Tornare qui è sempre un’emozione particolare: si è circondati da rocce sparse in un susseguirsi di altopiani con un cielo ampissimo sopra la testa. Il monte Aiona è un antico fondale oceanico che per movimenti tettonici si è elevato fino ad 1700 metri. Qui nell’inverno 2017 ho scattato una foto che penso rappresenti bene questa genesi con il Penna sullo sfondo.
Monte Aiona, fondali oceanici, Simone Civita Gennaio 2017
Cerco un punto per una foto in cui inquadrerò sia la cometa che il Penna. La cometa sorgerà per le 3 e qualcosa. La bussola non funziona molto bene a causa del forte campo magnetico del monte, le stelle non si vedono ancora e l’orientamento di precisione risulta difficile per sapere a priori su quale vetta si posizionerà la cometa. Trovato un posto adatto posizioniamo il bivacco. La luna è assente, l’aria poco umida e le stelle sono una meraviglia.
Mentre aspetto la cometa decido di puntare alla zona centrale della via lattea, nella costellazione del sagittario. Molto spesso, dalle mie postazioni, è difficile avere un cielo così pulito a Sud pochi gradi sopra l’orizzonte. A 200mm riesco a fotografare la nebulosa Trifida e Laguna. Questo è il risultato di circa 240 fotografie a 30s 200mm f3.5 iso 3200 dalle 10 fino a mezzanotte circa:
Nebulosa Trifida e Laguna dal monte Aiona 1700m Simone Civita 2020
Solitamente utilizzo iso 3200 e 30 secondi perché in montagna riduco così l’effetto del vento che mi muove il sistema d’acquisizione leggero. Inoltre in questo modo utilizzo l’intervallometro della macchina. Inoltre da circa 2000 iso la canon 5d mark iv sembra avere una riduzione del dark noise.
Lascio la macchina a scattare attaccata al power bank capiente e entriamo in tenda dopo una pastasciutta.
A mezzanotte sorgerà la luna e alle 3 la cometa.
10 Luglio
La sveglia suona, sbuco con la testa ma non la trovo dove pensavo. Ho gli occhi stropicciati dal sonno ma non la vedo proprio. Probabilmente è ancora dietro qualche monte. Torno a letto e sposto la sveglia di 20 minuti. Al suono della sveglia chiedo alla Fede di dare un occhio lei. Dice che si vede molto bene. In effetti è molto bella e lunga. Provo con il 200mm in verticale in modo da prendere il paesaggio che è a circa 3 gradi più in basso.
Lo sviluppo a destra è, a memoria, una rappresentazione piuttosto fedele di quello che si vedeva ad occhio nudo. Lo sviluppo a sinistra ho utilizzato rawtherapee sul singolo scatto in modo da accentuare il contrasto delle code rispetto allo sfondo. Per questo ho utilizzato l’algoritmo retinex del software che va ad enfatizzare le variazioni di luminosità sulla scala (piccola) scelta da utente e cerca di omogeneizzare il contrasto sulla scala dei lenti gradienti di luminosità. In questo modo, “semplicemente” con l’uso di un processo, si riconosce bene la coda di ioni, che col senno di poi si vedeva già nella foto a destra. Ad occhio nudo non si scorgeva nessuna seconda coda.
Un scatto singolo, con un flat semisbagliato e senza dark, due elaborazioni diverse 200mm f3.4. A destra lo scatto cercando di preservare la dinamica dell’occhio (la coda di ioni ad occhio non si vedeva). A sinistra crop ed elaborazione con RawTherapee senza flat e dark frame. Si nota già da uno scatto singolo la coda di ioni.Scatto singolo orizzontale 200mm. Cometa Neowise 2020 Monte Aiona Simone CivitaSviluppo dello scatto precedente con retinex rawtherapee 5.8
In questo secondo scatto proposto è ancora più evidente la coda di ioni. La luce in basso è l’alba che tra un paio d’ore accadrà. Questa a destra invece è la stessa immagine a cui ho applicato il processo retinex. Purtroppo in quei giorni, per lavoro, non ho avuto tempo di sviluppare prontamente le fotografie per scoprirne i limiti e lavorare in maniera più costruttiva (errori-imparo-miglioro). Non ero neppure interessato a fare forti streaching alle fotografie per far risaltare i dettagli più nascosti. Non ero interessato per diversi motivi: 1) non ero capace con così grandi gradienti di luce sullo sfondo 2) non ero capace con soggetti così luminosi 3) non sapevo che le code potessero avere delle forme così interessanti. In questo modo senza dark frame e scatti multipli il retinex è l’arma (ancora per me non del tutto chiara) più potente che ho trovato per enfatizzare questi dettagli.
Gli scatti con paesaggio non mi soddisfano e non li metto per non appesantire la pagina. Lascio due foto per ricordare il luogo della stellata e dei cavalli selvaggi del monte Aiona che ci hanno tenuto compagnia.
Monte Penna vista dal Monte Aiona, con tenda.Cavalli selvaggi sul Monte Aiona
19 Luglio
Mi spostano un impegno lavorativo al 21. Decido quindi di passare due giorni sul Penna e nei suoi boschi a caccia della cometa godendomi la natura a tuttotondo. Nel frattempo non ero riuscito a sviluppare le foto dei giorni precedenti. Oltre al lavoro attuale sono impiegato in un progetto di ricerca sul Covid in cui si utilizza il codice che ho sviluppato durante la mia tesi magistrale. Riuscirò a lavorare in remoto dal Carignone in quanto lì c’è segnale a sufficienza per il telefono da usare come hotspot.
In questi giorni la cometa è visibile per quasi tutta la notte sorgendo già prima del tramonto.
Con il fuoristrada attrezzato come ufficio viaggiante e base per astrofotografia, mi avvio, questa volta da solo, verso la vetta. Da Santa Maria del Taro prenderò lo sterrato di una quarantina di minuti arrivando così al passo dell’incisa. L’ora è decisamente tarda e sposto il campo base sulla vetta. Tra tenda e materiale fotografico avrò circa 25kg distribuiti male in uno zaino fotografico sacco a pelo invernale sballottante e tenda cibo acqua in un sacchetto scomodo. La salita che normalmente si fa in mezz’ora senza soste risulta un muro tostissimo. Salendo ho pensato ai sammaritani che si tiravano su dal paese la statua della Madonna, ora in cima. Nelle numerose pause spegnevo la torcia e mi godevo le stelle fra le fronde dei faggi.
Nell’oscurità totale senza luna raggiungo la vetta e torno a prendere qualche oggetto che ho lasciato sul percorso per via del troppo carico.
In cima il vento proviene da sud ed anomalamente non gira con l’avanzare della sera. La posizione riparata da nord quindi non si rivela una buona strategia. Arrivo su che la cometa era già lì ad aspettarmi sopra la val d’Aveto. Sono arrivato in vetta alle 10 e mezza ed eccitato preparo tutto il setup. Non so bene come elaborerò i dati né di che foto avrò bisogno. Vado alla cieca e a casaccio, come un completo inesperto di comete quale sono, uso il 200mm perché è più comodo con l’interfaccia dell’astroinseguitore.
In quei giorni, con cambi di schedine tra macchine fotografiche i nomi dei file impazziscono. trovo che ho 23 scatti della cometa a 30s 200mm iso 3200 f3.5. Su internet cerco dei tutorial su come allineare sulla cometa e non sulle stelle fisse. Siccome il risultato automatico di deep sky stacker di avere allineamento su entrambi non mi soddisfa, prediligo l’allineamento solo sulla cometa manuale. attraverso una riduzione forte e asimmetrica della deviazione standard di cui prendere i dati (1 sigma). In questo modo scarto tutte le luci delle stelle che si sono spostate discretamente rispetto alla cometa in 10 minuti. Nello sviluppo, nella coda di polveri, rimane ben visibile l’alone della galassia “occhio di tigre” (NGC 2841) e sopra la stella Theta Ursae Majoris.
Sono davvero rimasto colpito dal contrasto che ho ottenuto sulla coda di ioni e su quella delle polveri. Attraverso un’immagine come questa forse si riuscirebbe a calcolare come si sta muovendo la cometa e la sua rotazione nel tempo. Nell’ingrandimento oltre alla coda di ioni classica si vede un accenno ad una terza coda. Giuseppe Donatiello mi ha suggerito che potrebbe essere una debole coda di sodio neutro, parzialmente sovrapposta a quella più comune bluastra, dovuta a una miscela di gas. La seconda coda di ioni è riconducibile ad un altro getto emergente dal nucleo.
Archiviando le foto che ho realizzato in quei giorni mi sono accorto che, con nomi diversi, ho altre foto di questa serie e più avanti senza dubbio rielaborerò questo scatto e vedremo se riuscirò ad aver un miglior contrasto anche di quest’ultima coda. (vedi Aggiornamento più sotto)
Per la prima volta rilevo la chioma verde. è assoluto la sera che ho visto al meglio la cometa.
Studio delle code della cometa Neowise. Monte Penna Simone Civita
Con l’abbassarsi della cometa decido di puntare ad altri oggetti interessanti. La notte era splendida e ogni sorta di umidità era spazzata da un vento molto forte.
Il vento mi creerà anche molti problemi fotografici: in questa immagine è presente la scia di un satellite che anziché essere dritta è mossa dal vento che sposta l’apparato di ripresa. Si può dire che è in qualche modo un sismografo del mio apparato. Le stelle quindi appaino allungate nella direzione dell’oscillazione e ogni scatto risulterà irrimediabilmente compromesso.
Movimento col vento dell’apparato strumentale
Inconscio ancora del problema (e quindi non avendo spostato la strumentazione in un luogo più riparato) tento ancora una prova nella costellazione del sagittario vicino alla zona ripresa dall’Aiona. Il vento non è cessato, io sono sempre incosciente e la realizzazione è al limite della sufficienza per una stampa 20×30 cm.
Nebulosa omega e aquila IC1284 e piccola nube del sagittario
Questo lavoro consta di 65 foto x 30s 200mm f4 iso 3200.
La zona più numerosa di stelle è la piccola nube del Sagittario.
Cometa sopra la val d’Aveto. Scatto semplice senza inseguitore e obiettivo da kit
Nel frattempo con la 200d faccio altri scatti, più paesaggistici. Questo ad esempio è quello che sono riuscito ad ottenere senza inseguitore, senza l’uso di programmi a pagamento con solo quattro scatti e sopratutto con l’obiettivo da kit. Ho appoggiato la macchina alla statua e ho usato la funzione dell’autoscatto multiplo.
I paesi che si vedono sono della valle dell’Aveto. Sullo sfondo si vede il Lesima con il radar illuminato. A destra nella pianura c’è Voghera o Pavia.
Già con il 50ino e inseguitore (anche autocostruito) il risultato è nettamente superiore.
\\foto
Essendo la notte meravigliosa e con luna nuova, decido di sfruttarla del tutto per raccogliere i pochi fotoni provenienti dalla nebulosa del Cuore e dell’Anima vicino alla costellazione di Cassiopea. Queste due nebulose sono molto meno intense di quelle fotografate nel sagittario e proposte nelle foto precedenti. Per questo motivo sfrutterò tutta l’apertura della mia lente a la focale di 175mm. Questa infatti mi permette di ottenere una buona composizione con l’ammasso globulare presente nelle vicinanze. Essendo la nebulosa verso Nord-ovest sposto l’apparato all’ombra (del vento) della statua. Questa scelta necessaria mi ha permesso di ottenere un discreto lavoro su queste coordinate.
Alle 2 vado così in tenda lasciando la macchina in azione sulla nebulosa del cuore e dell’anima vicino alla costellazione di Cassiopea. La notte astronomica durerà fino a quasi le 4 del mattino. Per quell’ora mi sveglierò e farò eseguire i dark frames alla macchina per calibrare le foto ottenute questa notte.
Questo è il risultato sulla costellazione ottenuto con 236 fotografie da 30s a 175mm f2.8 iso 3200. Sono presenti 3 stelle cadenti con la loro colorazione tendente al verde dovuta agli elementi che compongono i detriti. La discriminazione tra aereo/satellite-stellacadente è fatta osservando le foto in sequenza, osservando il colore della scia, e attraverso la stima del tempo di permanenza nel fotogramma: se è molto breve (come una stella cadente) non ci sono fenomeni di oscillazione nella scia dovuti al movimento meccanico del vento sull’apparato di ripresa.
Nebulosa Cuore, Nebulosa Anima. Riprese dal Monte Penna 2020 30s x 236 175mm f2.8 iso 3200. Simone Civita
Aggiornamento:
Ho rianalizzato i dati acquisiti nella notte del 19, ritrovando anche i files dimenticati. Dopo un lungo lavoro, sopratutto dedicato ad imparare il metodo, sono riuscito ad arrivare a questo risultato:
Cometa Neowise 19 luglio dal Monte Penna Simone Civita
Questa foto è formata da 70 fotografie scattate tra le 23.00 e le 23.41 del 19-7-2020 dal monte Penna alto 1735 metri sul livello del mare. Questo risultato è stato per me possibile grazie al tutorial di Edoardo Luca Radice che ringrazio molto. Sulle immagini a maggiore ingrandimento è stato applicato un po’ di contrasto con Photoshop per aumentare la leggibilità della coda di ioni. Rispetto alla versione precedente c’è un ottimo incremento del segnale e la rimozione delle strisce dovuto alle stelle in movimento rispetto alla cometa. Si riescono a scorgere altre code di ioni differenti dalla principale. In particolare, nell’ingrandimento a sinistra, una coda molto debole che parte dal nucleo della cometa; nell’ingrandimento a destra leggermente una in alto a sinistra.
Tra le decine di immagini intermedie necessarie per l’elaborazione, ve ne propongo una molto interessante: la luce esclusa dalle medie per ottenere una delle immagini fondamentali per il risultato finale. In poche parole oltre alle strisce delle stelle, dovute al movimento della cometa, i satelliti e aerei che hanno attraversato il mio campo di vista (stretto essendo la foto scattata a 200mm di focale).
tracce di satelliti presenti in 30 minuti di ripresa in un campo di 10°x7°
Oltre alle 4 scie degli aerei, le altre sono dovuti a satelliti. Ad oggi (agosto 2020) ci sono circa 4000 satelliti attivi orbitanti. Nei prossimi anni solo l’azienda privata di Elon Musk Starlink ne porterà ulteriori 40000. Anche altri grandi capitalisti come Amazon, Samsung etc. sembrano voler fare una cosa analoga.
Non credo che la mia astrofotografia ne risentirà eccessivamente. A risentirne moltissimo sarà l’esperienza visuale, come l’atto più semplice di contemplare le stelle.
Mi è già capitato di stare ad osservare le stelle da un prato, senza nessun binocolo/telescopio, e vedere la rete di satelliti che si muoveva incrociata. Da nord ad est queste lampadine attraversano una regione di cielo e, quando scompaiono, eccone spuntarne una nuova a nord. Da sinistra a destra, inevitabili e puntuali. Analogamente succede pochi gradi più in alto sull’orizzonte.
Mi sono sentito ingabbiato in una rete capitalistica che mi ha privato della possibilità di guardare il cielo pensando all’Oltre, in cambio di una pubblicità con scritto: “starlink”.
Godiamoci questo cielo che, inquinamento luminoso a parte, è ancora molto simile a quello che l’uomo ha visto per tutta la sua esistenza.
In futuro lo guarderemo su internet attraverso i satelliti.
L’immagine dell’eclissi del 27 luglio 2018 è uno dei lavori di cui sono più orgoglioso. L’obiettivo era quello di riprovare ad ottenere uno scatto simile a quello di R.Clark raccogliendo anche la luce che la luna diffondeva sulla terra e la luce rossastra sugli alberi. La luce durante l’eclissi di luna è rossa in quanto è di questo colore la componente della luce solare che riesce ad attraversare meglio l’atmosfera terrestre. Attraversata l’atmosfera terrestre la luce residua rossastra colpisce la luna, che a sua volta la riflette ed illumina la terra con una luce veramente fioca che permette di vedere la via lattea distintamente.
Preparazione
L’organizzazione è iniziata un mesetto prima con la scelta del luogo da cui immortalare il momento.
Dai calcoli astronomici la luna, quella notte, sarebbe sorta già in penombra. Alle 20.20 sarebbe iniziata la fase in ombra e sarebbe durata circa un’ora e 45 minuti. Da quello che si legge in giro sarà la più lunga in assoluto per centinaia di anni dalla nostra posizione. Altro evento irripetibile (a meno di non vivere 25mila anni) un’eclissi con vicino il “pianeta rosso”.
La luna dalle Trevine si sarebbe trovata durante la fase massima molto bassa sull’orizzonte: da 12° a 20° sull’orizzonte. Questa poca altezza apparente ha escluso qualsiasi luogo sul mare o non sufficientemente aperto, che conoscevo bene, nel raggio di una 50ina di km da casa. Così, tra i posti papabili rimasti, c’erano la vetta del monte Penna (che nell’immagine finale si vede sulla destra) e la vetta del monte Zatta (che è quel massiccio che nell’immagine finale è in basso al centro).
La ricerca di un monte alto e che avesse un panorama interessante, compatibile con l’evento, mi ha portato a scegliere il gruppo delle Trevine. In particolare di quella terrazza, che si vede bene in questa foto invernale fatta dal Penna, dove finiscono i faggi.
Questo è uno dei miei luoghi preferiti. Le Trevine sono un antico fondale oceanico che nelle ere geologiche è e viene attraversato anche dall’alta via Carnigliese a mare. Da questo luogo si ha una vista splendida sulla parete rocciosa del Penna.
//foto della facciata
Organizzazione
Per riuscire nell’obiettivo ambizioso che mi ero prefissato mi sono dovuto organizzare in diversi modi.
Per prima cosa ho realizzato una foto panoramica realizzata nei giorni precedenti andando ad esplorare quale fosse il posto migliore per l’inquadratura. Questo mi ha permesso di capire quanto sarebbe stata estesa la regione da riprendere e quindi capire quanto tempo dedicare a ciascuna parte del mosaico. In particoalre volevo riprendere il profilo del Penna (montagna sacra agli antichi liguri) e l’eclissi, la via lattea, e i 4 pianeti tutti su un’unica curva: da ovest Venere Giove Saturno e Marte.
Ho utilizzato lo Stellarium per organizzare i singoli frame che vanno a formare il mosaico. Questo è stato im passaggio chiave per sapere quanto tempo dedicare ad ogni singola porzione di cielo. Inoltre è stato fondamentale anche per la scelta della focale da utilizzare: è risultato che il mosaico doveva essere composto da 9 tessere con il 24 mm con tot minuti precisi per cambiare la posizione dell’inseguitore.
Per questo lavoro ho utilizzato l’ultima versione del mio inseguitore guidato da Arduino che insegue senza problemi a 24 mm. L’obiettivo utilizzato è il 24-70 Tamron 2.8 a 24 mm @f2.8.
Questi sono gli schemi che ho realizzato per lo studio. Li propongo perchè sono divertenti e carini 🙂 (la tenda è dove solitamente piazzo la tenda per la notte).
Il paesaggio simulato tramite il sito ed importato nello stellarium (un po’ a fish eye).
All’ora dell’inizio eclissi
Dettaglio con il rettangolo che rappresenta i 24 mm utilizzati
Posizione degli astri alla fine dell’eclisse (a tutti gli orari è da aggiungere un’ora).
Realizzazione
Dopo l’organizzazione durata un mesetto il giorno dell’eclissi l’umidità sale e le nuvole coprono ampie zone del cielo. In particolare fallisce la mia idea di riprendere in una immagine Venere Giove Saturno Marte (vedi simulazione con stellarium). Ho aspettato che passasse un banco di nubi sopra il Penna (la montagna più a destra) ma Venere è tramontata tra le nubi.. L’inizio delle foto era alle 10 e qualcosa. Il crepuscolo astronomico non era ancora terminato e questo si evince dalla colorazione più bluastra del cielo in basso a destra (ovvero da dove sono partito ad acquisire l’immagine). Mentre, con una certa frenesia correvo tra un tassello e l’altro del mosaico con l’accortezza di non lasciar buchi, e di non muovere eccessivamente l’inseguitore in modo da non disallinearlo, mi godevo lo spettacolo che ho ancora vivido nei ricordi.
Solitamente nelle foto astronomiche le intensità di luce vengono stravolte e si vedono foto a vastissima gamma dinamica. In questo tipo di fotografie non è strano vedere la via lattea e la luna insieme. Durante l’eclisse totale, da un posto buio come quello in cui eravamo, la via lattea appariva distinta e magnifica (quasi come quella raccolta in questa immagine) contemporaneamente alla luna piena rossa. Uno spettacolo meraviglioso ed indimenticabile.
Come finalità dello sviluppo ho scelto di minimizzare l’estensione delle nuvole al costo di un peggiore rapporto segnale/rumore. Inoltre volevo ottenere una luminosità relativa tra gli oggetti il più simile possibile alla scena reale. Lo sfondo è leggermente mosso in quanto sono andati persi i frame del paesaggio e ho utilizzato quelli “inseguiti”. Questa imperfezione è praticamente impercettibile su stampe fino a 50×82, misura a cui propongo la stampa.
Sviluppo
Le fasi di sviluppo delle fotografie sono standard e consistono nello:
Unione delle singole parti in un mosaico tramite Photoshop.
Un po’ di contrasto aggiunto con Photoshop.
Paesaggio allineato a mano e stacked con metodo media.
Un totale circa 200 MegaPixel e diversi Gb di file con un portatile economico ed adolescente (ma molto affidabile 🙂 ).
Il risultato è molto gradevole e per me è un ricordo importante che ho condiviso con persone speciali. Il luogo è meraviglioso e credo che un tale evento possa rendere giustizia alla magnificenza del tutto.
Estate 2019: Tentativo sulla costellazione del Cigno col 200 mm
Durante tutta l’estate 2019 mi son proposto di inseguire il progetto di un mosaico della costellazione del Cigno. Questa costellazione è ricca di oggetti interessanti e attraversa il cielo estivo dalla mia casa in campagna. Il luogo da cui ho ripreso questi fotoni è incastonato tra le ultime montagne dell’appenino ligure/emiliano a 700 metri sul livello del mare nel giardino dei miei nonni. Ad oggi la mappa ATLAS segnala livello 4 sulla scala Bortle prossimamente provvederò a misurare con più attenzione questo valore SQM (21.50 mag./arc sec^2). Ho utilizzato due obiettivi in questo: il 180 mm apo-telyt leitz f 3.4 e il canon 70 200 f2.8. Per ogni sezione di cielo è presente circa una notte di acquisizione. A destra dettagli al 50% di zoom della foto originale di:
Complessi di nebulose sia ad emissione (rossastre) che a riflessione (blu). Le radiazioni ultraviolette provenienti dalle stelle giovani e calde dell’ampia associazione Cygnus OB2 ionizzano il gas atomico dell’idrogeno della regione, producendo il caratteristico bagliore rosso mentre i protoni e gli elettroni si ricombinano. Le stelle Cygnus OB2 così avvolte dal gas forniscono anche la luce blu delle stelle fortemente riflessa dalle nuvole polverose. (Per maggiori informazioni sui colori delle varie nebulose)
-Nebulosa Velo
Resti di una supernova di massa 20 volte il nostro Sole, esplosa tra 10 e 20 mila anni fa, che pian piano si sta dissolvendo nel cosmo.
-IC 1318 con la stella Sadr
Problema di aberrazione cromatica di flare
Note tecniche del lavoro
Mosaico composto da 783 scatti con diverse impostazioni:
5D mark iv + 180 f3.4 Leitz / 70-200mm f2.8 Canon 30/60 secondi per frame ISO 3200 no dark frame. Le regioni con le stelle con fenomeni di fringe viola sono ottenute con il Leica. Nei prossimi esperimenti proverò a diafframmarlo maggiormente (è evidente nel terzo zoom dell’IC 1318 con sopra il Canon e sotto il Leica).
Ho scelto ti utilizzare questi iso perchè ho misurato che la soppressione del rumore di lettura sul sensore è sufficiente a non creare artefatti nelle immagini una volta effettuato lo streaching.
Come astroinseguitori ho utilizzato il mio autocostruito (che funziona quasi sufficientemente fino a 180 mm per 30 secondi) e lo The Sky-Watcher Star Adventurer (che funziona molto bene a 200mm per 60 secondi con uno scarto di una foto su 5 a causa dei movimenti periodici interni all’inseguitore).
Il mio amore per le imprese colossali mi ha spinto ad un progetto al di sopra delle mie capacità con il risultato di aver ho fallito almeno tre obiettivi che mi ero posto. Innanzitutto non sono riuscito a coprire tutta la costellazione: questo è dovuto al fatto che è molto estesa e l’idea di farla con un 180mm per un neofita con astroinseguitore autocostruito non era facile. Per questo motivo dalle migliaia di scatti ho ripreso senza buchi “solo” la coda e l’ala sinistra del cigno immaginario. La cosa che mi è dispiaciuta di più è l’aver perso i colore lattiginoso della via lattea. Attraverso la rimozione dei diversi gradienti presenti nelle singole integrazioni ho esagerato con la rimozione nel canale del rosso. In futuro ho progettato di eseguire scatti con grandangoli in modo da misurare i valori RGB nella via lattea. in questo modo otterrò gli offset da impostare quando tutta l’immagine è all’interno della via lattea e non c’è un punto di nero effettivo.
Nonostante questa sovra-correzione anche l’unione dei singoli frame è ancora migliorabile: in questa immagine sono ancora presenti artefatti. Tuttavia sono abbastanza soddisfatto essendo stata la prima volta che ho lavorato con un file così grande in megapixel e sopratutto in gigabyte utilizzando uno streaching importante (nella foto dell’eclissi non avevo apportato nessuna curva se non un leggero contrasto).
Tra qualche anno probabilmente mi tornerà la voglia di riprovare ad ricomporre il tutto (magari con ulteriore integrazione) e spero, con nuove conoscenze, di poter raggiungere un risultato migliore 🙂
Nel 2018, in occasione del passaggio della cometa Giacobini-Zinner all’interno della costellazione dell’Auriga, ho deciso all’ultimo di partire anch’io per andare ad acciuffare un po’ di fotoni.
Partii tardi verso le 22.00. Arrivai in un’ora e mezza al passo del chiodo e mi sono incamminato velocemente con la strumentazione sulle spalle, la torcia intorno al collo, l’astroinseguitore in braccio.Il sentiero che avevo scelto per arrivare alla vetta consisteva nel passare attraverso “la Nave” per salire poi dalla ferrata fino alla vetta. Mi prese un po’ di scoraggiamento quando la Nave era piena di umidità in una nebbiolina sottile preannunciando una sconfitta in partenza. C’era un filo di luce lunare che mi permetteva di avanzare spedito nell’oscurità della foresta autunnale. Durante la ferrata ogni umidità residua veniva spazzata dalla tramontana, e il nuovo pensiero era l’affrontare la ripida salita tra i sassi senza una mano occupata dall’astroinseguitore. Arrivato sulla cima mi sono sbrigato a montare il tutto. La costellazione era a nordest e mi misi dietro alla cappelletta al riparo dalla tramontana.
Centrato il polo con l’involucro esterno di una biro, attaccato l’arduino, ho cominciato a fare gli primi scatti nel cercare la messa a fuoco corretta e il puntamento polare migliore. Fui abbastanza fortunato che dopo una mezz’oretta riuscii sufficientemente nell’impresa. Mi ricordo che dormii all’addiaccio a fianco al cavalletto, al suono del vento dei clackclak precisi costanti e rassicuranti della reflex (usavo l’intervallometro interno) e si sentiva leggemernete la ruota demultiplicatrice che girava lenta e che ogni tanto faceva più fatica. Un suono che, dopo tanti notti così, saprei riconoscere tra mille altri cigolii. A volte l’inseguitore, a causa del mio cattivo bilanciamento, non riusciva a seguire e si bloccava dopo un paio di giri. Quella notte però tutto andrò tranquillo e ogni ora di acquisizione mi svegliavo per controllare che tutto era al suo corretto funzionamento. Feci un bel po’ di scatti da 20 o 30 secondi l’uno. Credo di averne buttato via solo uno ogni tre circa. Ero contento e quando ha iniziato ad albeggiare ero piuttosto stanco e dormii all’ombra. Rimasi in vetta fino a scaldarmi le ossa e poi scesi.
Avevo il Tamron 24/70 2.8 a 70:
Studiando e lavorando sulla fotografia mi sono innamorato della ricchezza cromatica delle stelle di questa regione che nella notte apparivano come che gemme luminosissime (se paragonate alle altre) incastonate nel cielo. L’obiettivo che mi ero prefissato era di riportare il più fedelmente possibile i colore delle stelle. Dei colori del cielo ne ho già parlato in questo articolo
Secondo assalto
Un anno dopo. alla fine del 2019, ho deciso di riesplorare quella zona di cielo che raggiunge lo zenit durante i mesi invernali. Questa volta con una montatura motorizzata e un obiettivo di gran lunga superiore. Inoltre ero molto più comodo essendo nel mio luogo più caro, con un letto freddo, ma comodo, a pochi metri. Nel frattempo mi era stato regalato un astroinseguitore industriale da mio padre e un po’ di esperienza in più. Mi sono spinto fino a 200 mm con due minuti di esposizione e dopo un paio di ore di acquisizione sono arrivato a questo risultato.
Nebulose al centro dell’Auriga
In particolare qui è evidenziata la nebulosità al cuore della costellazione dell’Auriga. Si possono apprezzare le diverse tonalità di blu e arancio. Ho scelto di dare un aspetto tenue al cielo in modo da risaltare le piccole sfumatura della polvere cosmica.
La tecnica è modesta sopratutto per la mia scarsa confidenza nello streaching spinto (che praticamente non ho mai effettuato prima) e ha grandi margini di miglioramento ma è di sicuro la fotografia di cielo profonda più avanzata che ho fatto finora. L’ho scattata la notte del 25 dicembre in mezzo all’Appenino con un buon cielo.
Dati tecnici: 18x110sec no guida Canon 5D4 Iso 2500 canon 70-200mm 2.8 L IS @200 F3.2
L’articolo di seguito è da considerarsi obsoleto, appena ho tempo provvedo a aggiornarlo
Rawtherapee è il più potente sviluppatore di Raw che ho studiato (e ne ho provati molti) e offre un’incredibile serie di strumenti per una personalizzazione completa delle proprie fotografie al costo di 0€ contro altri prodotti che ne richiedono diverse centinaia. I menù sono molto ricchi e forse spaventano i meno audaci. In questo articolo vi presenterò brevemente i parametri da me scelti per lo sviluppo di astrofotografie.
Necessario è il mio profondo ringraziamento a Roger Clark che ha distribuito gratuitamente i suoi due software che utilizzo costantemente nelle mie esplorazioni e sopratutto i numerosissimi articoli che mi hanno permesso di avvicinarmi all’astrofotografia in maniera semplice e molto stimolante. L’intento di questo articolo è solo quello di aggiungere il mio personale sviluppo alle fotografie tramite rawtherapee.
Rimozione dei gradienti tramite GIMP* (analogo di Photoshop)
Stretching con il software di R. Clark
Ritocchi finali tramite GIMP
Pannello demosaicizzazione per astrofotografie
In questi diversi anni in cui pratico astrofotografie ho trovato i seguenti parametri essere quelli che mi permettono di ottenere la maggiore fedeltà cromatica, il maggior rapporto segnale rumore e di evitare problemi legati ai fenomeni di demosaicizzazionefigura 5
Partiamo dal principio:
Demosaicizzazione
nella sezione demosaicizzazione ho trovato che il metodo migliore è RCD+VNG.
RCD (Ratio Corrected Demosaicing), come dice la rawpedia, fa un lavoro eccellente con i contorni rotondi, ad esempio le stelle in astrofotografia, mentre preserva lo stesso livello di dettaglio del metodo AMaZE. L’obiettivo dell’utilizzare RCD+VNG è avere meno artefatti nelle zone senza bordi (dove si utilizza il metodo VNG più morbido). Per le mie fotografie, il metodo con miglior rapporto segnale rumore (LMSSE), mi fa perdere le informazioni sul colore delle stelle sature.
Utilizzo un obiettivo APOcromatico e non ho notato nessun miglioramento applicando la correzione. Tuttavia provate ad abilitare la correzione, questo è l’unico metodo che corregge l’abberazione cromatica dinamicamente (in modo diverso da zona a zona).
Le soglie di Threshold per la rimozione dei dead pixel e dei hot pixel dipende da caso a caso. Rendete la Soglia in modo da togliere i difetti senza compromettere le stelle di minore magnitudine.
Dark Frame: Clark dice che le macchine nuove non hanno più problemi in questa direzione, purtroppo per me non è stato così. Ora cerco di ottenere almeno una 15ina di Dark Frame (acquisite immagini con il tappo della stessa durata, stessi iso, stesso obiettivo) li metto in una cartella e gli dico di utilizzare quello (la media) come Dark Frame. Questa funzione è stata automatizzata.
Flat Frame: Lo utilizzo per togliere la vignettatura. Ho seguito tutti i tutorial su rawpedia ma solo casualmente sono riuscito ad ottenere flat frame che non mi danno problemi. Condizione necessaria è fare una fotografia ad un oggetto completamente bianco (illuminato da luce solare?) con la stessa messa a fuoco delle stelle (non
serve precisissima ma mettetela ad infinito, non macro per intenderci) alla lente con davanti un panno bianco neutro (o una maglietta bianca di cotone). Esponete da -2 stop a +1 a passi di 1/3…e poi provate aggiungendo un po’ di sfuocamento (rawtherapee suggerisce 32). Iso circa 1600. Non ho ancora capito, ma se abbasso gli iso non funziona. Tra tutte le foto scattate scegliete quella che vi da una foto senza alcuna vignettatura (se poi dopo lo stacking ancora notate parte di essa provate a scegliere quella che vi sembrava sovracorreggesse).
Pannello demosaicizzazione per astrofotografie parte2
Sezione Colore
rawtherapee
Bilanciamento del bianco:
Obbligatoriamente su Luce Diurna / Daytime (per la mia macchina si hanno questi valori “personalizzato”). Questo vi permetterà di avere i colori delle stelle fedeli con quelli che vedete da un posto buio; che senso ha vedere tutte le stelle blu? Se vedete tutto giallo è perchè avete un problema di inquinamento luminoso (c’è rimedio ma NON attraverso il bilanciamento del bianco).
Quello che noi faremo è sottrarre l’inquinamento luminoso. Agendo sul bilanciamento del bianco andremo a raffreddare tutte le sfumature dalle meno luminose alle più agendo con fattori moltiplicativi. Sul sito di Clark sopracitato trovate abbastanza dettagli.
Equalizzatore HSV
In alcuni scatti lo utilizzo per togliere un po’ di saturazione al canale verde. E’ una cosa completamente arbitraria, nessun senso scientifico (potrei dirvi che sto togliendo un po’ di saturazione che ho aggiunto con il pannello Esposizione, analizzato in dettaglio più avanti, al canale verde). Devo ancora studiare in questa direzione.
Curve RGB
Qui cerchiamo di ridurre l’inquinamento luminoso allineando tutti i valori minimi del rosso, verde, blu. Per fare questo, vicino all’istogramma (RT versione > 4.5) c’è una freccia in su. Pigiatela finchè non arrivate ad avere l’istogramma circa a metà: ora siete in modalità logaritmica e potete apprezzare anche differenze minime.
Nella sezione RGB portate ad avere il minimo di tutti i canali allo stesso valore. (trucco: Ctrl+mouse avete più precisione e il cursore si muove più piano).
Applicate le correzioni ai canali R e G.
Gestione Colore
Utilizzo quelli neutri della mia Canon 5D senza usare la curva tono DCP che forse potrebbe far saturare le stelle. In questo modo ho uno sviluppo lineare. (Prendete con le pinze questo discorso che non son sicuro).
Non ho avuto ancora davvero modo di studiare quale sia il miglior compromesso dimensione file/spazio colore. Senza saper leggere ne scrivere scelgo di esportare nello spazio colore più vasto: ProPhoto. Rawpedia suggerisce di lasciare inalterato il valore ProPhoto come spazio di lavoro.
Esposizione
Pannello esposizione rawtherapee
Abilitare il recupero alte luci metodo propagazione di crominanza al massimo e al minimo la soglia; questo vi permetterà di recuperare i colori delle stelle all’interno del bruciato.
Aumento di poco la saturazione. Non ho trovato che agire qui sulle curve cambi qualcosa. Vi suggerirei di lasciarle stare.
Cercate di portare tutte le foto che volete usare per l’integrazione agli stessi valori nell’istogramma. Questo vi permetterà di avere efficaci stacking.
Rendete negativo il livello del nero se vi sembra che avete dei pixel con valore 0. Il valore 0 non va bene per lo stacking essendo figlio di un troncamento.
Dettaglio
noise reduction rawtherapee
Se avete foto molto ferme suggerirei di non abilitare l’aggiunta di nitidezza. Altrimenti provate metodo RL in modo che le stelle si riducano di dimensione senza farle saturare al centro eccessivamente (tramite iterazione). Usate poi la soglia per non enfatizzare il rumore di luminanza presente nelle zone senza bordi, e poi i bordi.
Noise Reduction
Suggerisco invece di applicare comunque un po’ di riduzione di rumore cromatico, senza andare a dare fastidio ai luoghi più saturi: questo si può fare andando a simulare la mia curva.
Fringe correction
Questo forse è il passaggio più delicato e complicato. Mi sono accorto che la mia lente ha un fringe viola marcato. Forse dovrei considerare di chiudedere il diaframma (devo fare studi in questo verso). Con questi parametri lo tolgo completamente. Cerco di rimuoverlo almeno dalle stelle di minore magnitudine, non avrebbe troppo senso avere una marea di stelle viola. Giocate con i parametri in modo da non avere aloni viola.
Fringe correction rawtherapee
Pannello avanzato
Correct dithering astrophotos
Wavelet Settings
Qui togliamo le frequenze spaziali del colore che generano problemi quando stiamo inseguendo così bene che i difetti di mosaicizzazione diventano evidenti. Questi problemi si risolvono in fase di scatto attraverso il dithering, ma ho trovato che si riduce efficacemente con questi parametri.
Esportazione
Modificate tutte le foto in modo da avere le stesse intensità su tutti i canali aggiungo alla coda i singoli file e li esporto tutti a 16 bit in tiff nello spazio colore ProPhoto. Per poi caricare tutto su DSS
Questo è il mio metodo aggiornato a luglio 2019, ottimizzato per il mio setup Canon 5d mkiv + Leitz Telyt Apo 180 3.4 con e senza duplicatore 2x
Rawtherapee è un programma davvero degno di lode, abbinandolo ai due software e ai numerosi articoli di R. Clark permette di raggiungere a altissimi livelli.
note
* Gimp dalle ultime versioni permette di elaborare Tiff a 16bit