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Monte Penna in Inverno: ciaspolata partendo dal Passo della Tabella nel febbraio del 2015.

Dopo un’abbondatissima nevicata contattai Enrico e ci demmo appuntamento al bivio di Alpe poco prima di Pontestrambo. Arrivai in ritardo. Lo trovai in un giaccone di renna bianco con già lo scotch tra gli scarponi e le braghe. Lasciammo la nostra Punto con gomme d’asciutto un poco oltre e salimmo sul mitico pandino verde 4×4 che segnava più di 250000 km. Agile con le gomme da neve e le ridotte arrivammo al Rifugio del Monte Penna. Qui lasciammo la macchina e entrammo a prenderci un bel caffè e un’ottima crostata. Non avevo trovato delle racchette da neve da accoppiare alle ciaspole. Chiedo a Claudio, il gestore del rifugio, che con i migliori auguri me le presta. Inizia così la passeggiata, la prima per me sulla neve con le ciaspole. Il paesaggio invernale è stupendo. Il vento non aveva ancora fatto cadere del tutto la neve posata sopra i rami più sottili. Sembrava una primavera in un ciliegeto. Il tragitto che abbiamo percorso è stato lungo circa 18 km. Incontrammo numerosi sciatori di fondo dal passo del chiodo fino alle casermette del monte penna. Era tardi quando arrivammo al passo dell’incisa. Mi si era rotta una ciaspola e non avevo più filo per rammendarla: usai un pezzo del laccio della mia scarpa per tener unito il tutto. Inutile dirsi che non era per nulla comodo così lo scarpone. Nonostante questo cominciammo la salita contenti sapendo che avremmo trovato qualcosa di magnifico in cima. Dopo una mezz’oretta conquistammo la vetta e lo spettacolo della neve ghiacciata ci lasciò senza parole. Avevamo poco tempo per stare sulla vetta in quanto eravamo a metà percorso ed erano circa le 4 e mezza 5. Scendemmo correndo seguendo la tecnica di rotolare anzichè affondare dentro la neve. Fu molto divertente (forse un po’ meno per le caviglie). Arrivammo giù e trovammo Claudio con la slitta e tutta la sua splendida muta di cani. In uno schiocco di lingua partì con tutti questi cani in festa. in un minuto era già sparito dalla nostra vista. Inizia il viaggio di ritorno. Becchiamo il tramonto sul monte di Portofino quando siamo ancora al passo del chiodo a circa 4 km dal Rifugio Monte Penna. C’è una luce molto strana un’ora dopo il crepuscolo quando si è in un bosco innevato. Con la torcia ci facciamo luce e sentiamo che quelli del rifugio stanno controllando se c’è ancora qualcuno sulla strada. Noi stavamo proseguendo a bosco seguendo dei sentieri tracciati timidamente da su delle cartine. Blu notte in cielo e un bianco sporco di blu sotto alle nostre ciapsole che ormai sono ridotte male. La stanchezza si comincia a sentire quando finalmente ci ricongiungiamo sulla strada principale. ancora mezzoretta e siamo arrivati al rifugio Monte Penna.

che splendida montagna!

 

monte penna neve
monte penna
ciaspole monte penna
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monte penna rifugio
cappelletta monte penna
madonnina monte penna
neve monte penna
nevicata monte penna
vista monte penna
panorama monte penna
monte penna panorama
enrico federici
neve appennino ligure
cappelletta monte penna
santa maria del taro
alta via del monti liguri
escursioni monte penna
monte penna
parco monte penna
escursioni parco dell'aveto
escursioni appennino
Parco Naturale Regionale dell'Aveto
monte penna invernopennino

 

Monte Penna all’alba

Queste foto sono state scattate sul monte Penna (1735 mt) la notte del 23 settembre 2014.

La luna nuova combaciava con condizioni di bassa umidità e di forte tramontana; decidemmo così di partire dopo un esame da Chiavari alle 21. Mentre salivamo le chiome dei faggi lasciano giusto un po’ di spazio alle stelle. Intorno alle 23 conquistiamo la vetta armati di torce tenda e attrezzi vari.
Queste foto contengono varie sfaccettature di bellezza: non vorrei che qualcuno interpreti questi lavori come un esercizio tecnico per ottenere una sola bellezza estetica. Come scienziato non posso non emozionarmi nella realizzazione di questi scatti: la bellezza della ricerca è tutta metaforicamente contenuta in questi frammenti d’universo. La curiosità ha spinto, noi uomini, ad esplorare e a conquistare le vette più alte. Il riuscire a vedere con gli occhi della mente, ciò che si riesce solo ad intuire con i sensi, è l’ultima conquista dell’esploratore del 21esimo secolo. Quando ogni profilo di montagna è stato disegnato/catalogato/fotografato/documentato non resta che sviluppare occhi più profondi per rispondere a curiosità ancora più ancestrali proprie del nostro essere umani.
Dopo tanto studio e ricerca interiore usciamo e puntiamo il dito al cosmo. Ammiriamo esterefatti, in un’estasi Appollinea, le onde elettromagnetiche che si propagano per ogni osservatore alla velocità c=1/sqrt(epsilon0mi0). Deviamo i raggi cosmici con lenti d’alta fattura umana disegnate seguendo i principi di propagazione e di diffrazione; impressioniamo su sensori CMOS e con software elaboriamo i bit acquisiti. Dietro a queste foto non ci sono solo io bensì tutta l’umanità, da quell’uomo che per primo accese il fuoco a Einstein, da Dante a Newton, da Pratt a mio padre, da Dostoevskij agli ingegneri della Canon, da Fourier ai miei professori: tutti gli esploratori che hanno iniziato la via a cui io ho messo semplicemente una possibile meta.

tendata sul monte penna
Tendata sul Monte Penna. Sovrariscaldamento del sensore
monte penna
Statua della Madonna e Cappelletta sul Monte Penna
notte sul monte penna
Pleiadi viste dal monte Penna
la bellezza salverà il mondo
Via Lattea dal Monte Penna
la bellezza
Via Lattea dal Monte Penna
genova notturno
Genova sullo sfondo e monte Aiona in primo piano
Monte penna all'alba
Monte Penna all’alba
Madonnina del Penna
Madonnina del Penna
Le Trevine, monte Orocco viste dal Monte Penna all'alba. Sullo sfondo la Nebbia della bassa Val Taro
Le Trevine, monte Orocco viste dal Monte Penna all’alba. Sullo sfondo la Nebbia della bassa Val Taro
Santa Maria del Taro vista dal monte Penna. Monte Zatta e sullo sfondo il promontorio di Portofino.
Santa Maria del Taro vista dal monte Penna. Monte Zatta e sullo sfondo il promontorio di Portofino.
Monte Aiona con l'ombra del Monte Penna
Monte Aiona con l’ombra del Monte Penna
Il Pennino, la Nave viste dal Penna
Il Pennino, la Nave viste dal Penna
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Ed è mattino!

Irrequieto ti brucia una febbre di andare e nel desiderio ritrovi la tua forza.

Catullo

Questo articolo sulla Via degli Dei è diviso in 3 parti:

  • Una piccola guida che può essere un sunto di tutte le informazioni che non abbiamo trovato o che non abbiamo compreso delle guide serie: un qualcosa che potrebbe venire utile a tutti i futuri viandanti
  • Un portfolio fotografico della Via degli Dei percorsa agli inizi d’agosto del 2014
  • Un racconto che è semplicemente il mio personale ricordo di quest’avventura. (Non pensato affatto per la pubblicazione)

Tutto ciò che è bene sapere e che noi non sapevamo del tutto

sulla via degli Dei

La via degli Dei è un percorso che non presenta nessuna difficoltà tecnica rilevante: non si è mai superata la difficoltà E se per quasi un km di EE dopo il passo della Futa. Su internet e su altre guide c’è scritto che il percorso non è altro che “due passi..una mangiata…due passi…una mangiata”. Probabilmente potrebbe esserlo stato per persone mediamente allenate, non alla prima esperienza e con un briciolo di senno in più. Se volete evitare di sbagliare dove lo abbiamo già fatto noi qui di seguito c’è tutto quello che sento di raccomandarvi: per qualcuno può essere scontato ma per noi 3 avventurieri NON lo è stato! Il sentiero è lungo circa 130 km.

Ci sono diversi approcci per quest’avventura: alloggiare in b&b e mangiare in ristoranti od osterie, campeggi e tratti in autobus, oppure zaino e tenda.

Noi abbiamo scelto il più avventuroso: autosufficienti nel dormire e nel mangiare, facevamo rifornimento nei centri abitati per il mangiare e ci accampavamo in posti più o meno remoti, preferibilmente vicino ad una sorgente. Per cucinare non ci siamo portati neppure il fornelletto, ma abbiamo sempre acceso un piccolo fuoco (con tutti le difficoltà che esso comportava). Questi suggerimenti sono per voi, o avventurieri in cerca di un’esperienza unica!

QUI TROVATE LA traccia GPX DELLA VIA DEGLI DEI DA BOLOGNA A FIESOLE da wikiloc

GPX più preciso download

GPX in 500 punti download

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/via-degli-dei-percoso-completo-da-bologna-a-fiesole-1650100

(per arrivare a Firenze a piedi, cosa che vi straconsiglio per avere un’esperienza completa, ci si mette ancora un’oretta buona ma camminare con i bastoni di legno e con gli zaini strabordanti tra i turisti non ha prezzo!) Consiglio le seguenti tappe se potete metterci 5 giorni e mezzo:

  • intorno a Nova Arbora
  • baita degli alpini Monzuno
  • nei boschi sul monte di Fo
  • vicino a Gabbiano nel Mugello
  • e nei magnifici prati prima di Vetta le croci

Il racconto fotografico più in basso documentano tutti questi splendidi posti.

Preparazione fisica e tempistiche

Per fare il cammino se non si hanno problemi di tempo non è necessaria una preparazione fisica importante. Io che non ero per niente allenato (un anno di sedentarietà dovuto all’università) ho percorso tutto il cammino in 5 giorni e mezzo. Saremmo riusciti a percorrerlo in 5 se non ci fossimo mai persi, ma questa è un’altra storia… Il dolore ai piedi dovuto alle scarpe era molto maggiore rispetto ai dolori muscolari che sono spariti al terzo giorno di cammino (facendo stretching ad ogni pausa).

Le calzature

scarpa via degli dei
La calzatura rivelatasi vincente è il sandalo! che batte in comodità i miei scarponi 3 a 1!

Le calzature giuste per la via degli Dei sono delle buone scarpe da ginnastica morbide sulla pianta che abbiate già usato almeno per un mese! La strada che vi aspetta è ghiaia, terra battuta, asfalto. Una seconda calzatura impermeabile potrebbe essere un peso giustificato.

Noi abbiamo usato scarpe da trekking più o meno duro risultato:

  • Uno di noi aveva delle scarpe del padre = una coltivazione di vesciche e sofferenza per il 90% del viaggio;
  • le mie scarpe hanno una suola molto rigida e dura (le uso per andare sulle Alpi): nei boschi e sulla terra battuta andavo da favola, pativo poco sulle strade bianche, l’asfalto mi ha distrutto. Per soffrire meno ho usato “la doppia coperta” doppio strato di calze.
  • l’ultimo compagno aveva uno scarponcino molto vecchio ed usurato, come seconda calzatura ha portato un sandalo di media fattura: ha abbandonato al secondo giorno lo scarponcino per un setup calzettone di lana spesso+sandalo. Non l’ha mollato fino a Firenze. Al terzo giorno si è fatto male alla caviglia, con medicazione e un’imbottitura (ricavata dallo stuoino) posizionata sotto al tallone è riuscito ad arrivare fino a Firenze senza nessun altro problema.

Io, tornassi indietro, porterei solo scarpe da ginnastica.

Cosa mettere nello zaino

ostemario parma
Ecco i miei due compagni di viaggio con i nostri 3 zaini!

Noi eravamo un gruppo di tre ragazzi 21enni questo è quello che abbiamo portato

  • 2 tende da 3.2 kg in 3
  • materiale fotografico (Canon 5D, Sigma 12-24 II, Canon 35 mm F2, Canon 55-200 è un obiettivo leggero e vecchiotto,borsa) 3.5 kg
  • marassa (non so se è il termine italiano, un’accetta con la punta ricurve per fare la legna e per aprirci varchi nelle razze) 0.6 kg
  • corda spessa (pesante ed inutile, indispensabile secondo il portatore)
  • spago di canapa (molto utile: ci abbiamo riparato uno zaino! e steso i panni)
  • prima calzatura: scarponi da montagna
  • seconda calzatura: infradito, ciabatte, sandali
  • vestiti mediamente a testa (3 magliette, camicia, 4 calzini di cotone, calzettone di lana spesso, mutande, camicia)
  • sapone per lavare i panni
  • asciugamano
  • torcia frontale (5 € decathlon)
  • cibo (salame formaggio pane sempre disponibili) (pasta 500 g a pasto) (scatolette di tonno e ragù per una sera)
  • biscotti, fette biscottate, frutta secca, marmellata o miele della nostra terra in vasetti di plastica
  • cerotti vari per prevenire le vesciche e poi quelli da vesciche (portare almeno una benda, e quelle per le distorsioni)
  • ago e filo per bucare le vesciche!
  • coltello ed accendini
  • pentola d’alluminio (4 € mercato) per cucinare
  • bottiglie d’acqua da 2l
  • sacchetti di plastica
  • cerata o kway+coprizaino
  • chitarra con annesso canzoniere homemade
  • carta igenica
  • Sacco a pelo
  • stuoino
invicta ranger 65
Il mio zaino ereditato da mio padre, compagno di mille follie!

Il tutto equivale ad uno zaino che varia dai 12 ai 15 kg. Si dice che il pellegrino debba portare al massimo il 10% del suo peso per fare lunghe tratte. Io peso 50 kg e ho fatto tutto il tragitto con almeno 14 kg di zaino sulle spalle.

Che tipo di zaino?

Lo zaino deve essere buono. Suggerisco di investire in zaini e calzature buone. Ho trovato che il mio zaino dell’Invicta 65 Lt Ranger inizio anni 90 di mio padre si trova usato 2 volte per neppure 50 euro. La qualità di costruzione dello zaino è altissima ed è al pari di zaini odierni da 250 euro.

Da quanti litri deve essere lo zaino?

Il mio era da 65 Lt. tuttavia avevo lo zaino interno occupato 1/3 dalla macchina fotografica per 1/3 da un sacco a pelo di piuma da 1/3 cibo e vestiti. Devo ancora trovare una soluzione pratica per la macchina fotografica e comprarmi un sacco a pelo più portatile (o pensare davvero alla soluzione piccola coperta + sacco letto per l’estate). Secondo me comunque uno zaino da 65 litri è giusto per un viaggio del genere. Se è più grosso può essere più comodo portarlo. Se è più piccolo provate a riempirlo: se è a tappo può essere fastidioso averlo addosso per tutti questi km e darvi fastidio.

Il cibo

Cosa comprare e dove

Una piccola scorta di:

  • salume
  • formaggi
  • pane
  • marmellate in contenitori di plastica
  • miele in contenitori di plastica
  • Frutta secca (mandorle, frutta essiccata, noccioline)
  • fette biscottate (in assenza di pane)
  • Frutta fresca (non farne scorta ma comprarla e consumarla per alleggerire il peso dello zaino)
  • Pasta (per quando c’è abbondanza d’acqua!)
  • condimento per pasta (tonno)
  • bustine di thè

Ogni centro abitato che si incontra possiede almeno un alimentari.

A seconda della stagione si trovano dei frutti lungo il percorso: ad agosto sopratutto vicino a Bologna si trovano susine prugne, more ovunque, pesche nel Mugello.

Il fuoco per cucinare

fuoco
Io che imparo da Enri come ossigenare al meglio un fuoco

Noi abbiamo fatto la scelta folle di non portarci il fornelletto (ma di portarci 3,5 kg di materiale fotografico). Consiglio, se non siete più che abili con il fuoco (dovrete combattere contro l’umidità) di portarvi un fornelletto. Gas o benzina? non saprei. Tuttavia abbiamo trovato 2 posti splendidi attrezzati lungo la via per fare fuoco/grigliata (averli saputi prima ci preparavamo una bella bistecca!!):

  • La baita degli alpini di Monzuno (non c’è acqua potabile!!! fate scorta in paese per la sera! c’è acqua non potabile per lavarsi e lavare i panni!) (qui consiglio la tappa per la seconda notte se si parte da Bologna centro).
  • Dopo pian della Balestra, dopo la pineta, dopo il confine Emilia Toscana, si apriranno davanti a voi dei prati bellissimi. Seguendo il sentiero, appena sulla sinistra sotto gli alberi ci sono delle tavolate, una sorgente d’acqua buona e tutto attrezzato per una bella grigliata/carne sulla ciappa, pasta etc. (alcuni, data la bellezza del posto, si sono fermati qui a dormire, noi abbiamo proseguito)

Noi abbiamo acceso un fuoco anche nei boschi prima della Futa (un paio d’ore dal posto sopradescritto). Tuttavia è stato molto arduo accendere il fuoco essendo il bosco umidissimo già un’ora prima del tramonto (abbiamo sostato alla sorgente delle Banditacce – quella con il cartello con scritto AQUA). Ci siamo aiutati con un cerino preso alla chiesa della Madonna dei Fornelli.

Enrico Federici
Legna per la sera

La marassa non è strettamente necessaria per far scorta di legna ma aiuta ad impadronirsi dei rami più secchi e grossi (considerare il peso di 500 grammi).

Se accendete un fuoco ricordate di costruire sempre molto bene il cerchio di fuoco e siate sicuri di avere molta acqua per spegnerlo (fatelo dove avete una sorgente vicino!).

Per fare una pasta vi consiglio di comprare pentole di alluminio al mercato con coperchio anch’esso in alluminio (vi servirà da scolapasta). Rispetto alle gavette costano moooolto meno (4 € vs 30 40 €) funzionano allo stesso modo e sono leggerissime. Alla fine della prima cena la pentola sarà nero pece (armatevi di sacchetto per non macchiare lo zaino). Ricordate che per fare una pasta servirà il sale grosso e almeno un lt d’acqua (sorgente vicino).

L’acqua

L’acqua è stata un problema solo in una occasione. Ricordate di non essere timidi a chiedere acqua alle case del posto! “l’acqua non si nega neppure agli assassini” (citazione di una guardia forestale incontrata lungo il percorso). Dal passo della futa (cimitero tedesco) non abbiamo trovato acqua fino alla pieve di Montepoli! (al passo dell’osteria bruciata è indicata una sorgente ma l’indicazione punta ad un’ammasso di rovi e razze). Sono parecchie ore di strada. Siate certi di avere almeno 2 litri a testa.

L’acqua che abbiamo trovato a Bivigliano non era molto buona: risultava appena sufficiente il giorno stesso, imbevibile il giorno successivo.

Costo

Il costo di tutta l’avventura è davvero minimo (se state a casa probabilmente spendete di più!). Se si posseggono zaino e scarpa il prezzo delle cibarie al supermercato non supera i 50 euro a testa (ma mangereste anche a casa…). Costano molto i cerotti per le vesciche 6 euro 3 cerotti: motivo in più per aumentare la prevenzione! Appena avvertite un arrossamento nel piede applicate subito un cerotto normale in modo che non venga più stressata quella zona cutanea! Se volete concedervi una birra ad ogni pausa in un centro abitato non dovrete aumentare di tanto il vostro budget. E’ una vacanza caratterizzata dal rapporto intensità/prezzo che tende a infinito.

La nostra avventura: la compagnia del baffo e del rosmarino.

I giorno

Ostemario
Inizio via degli deibologna via degli deivia degli deivia degli dei

prati bolognesi

iacopo longinottisan luca bolognaverso san luca 78

san luca proprietà privataarrivo a san luca

san luca porticatosantuario di san lucaiacopo longinotti
IACOPO LONGINOTTI

parco di talonparco Talon bologna

Parco della chiusa bolognaparco bolognaparco della chiusa

sasso marconi

via degli dei

via degli dei percorso

scarpe via degli dei

Contrafforte Pliocenico

simone civita

via degli dei

zaino invicta

Reno bolognavia degli dei sasso marconi

14

 II giorno

nova arbore via degli dei

Monte adone

monte adone

compagnia del rosmarino

Monte adone vista

Brento

badolo

antica via flaminia militare

20

pasta in campeggioIII giorno

baita degli alpini monzuno

bologna firenze madonna dei fornelli

madonna dei fornelli

via degli dei madonna dei fornelli

madonna dei fornelli via degli dei

madonna dei fornelli

bologna firenze

via degli dei banditacce

la futaIV giorno

pieve di montepoli

pieve di sant'agata

gabbiano mugello

 V giorno

gabbiano mugello

tagliaferro firenze

vetta le croci

V giorno e mezzo

firenze via degli dei

bologna firenze via degli dei

Differenza tra selfie e autoritratto fotografico?

Si potrebbe scrivere interi trattati psicoanalitici sulla differenza tra un selfie e un autoritratto, tuttavia la mia professione non è quella del critico né quella dello psicologo.

Per me il selfie è una fotoricordo che ha una precisa collocazione spaziotemporale. Non importa se sia scattata con un telefono, con una rollei o con una reflex, da soli o con amici: essa è un modo per avere un ricordo, una forma di fotografia (fastidiosissimi quei viraggi per tentare di rendere il selfie “arte”).

L’autoritratto fotografico d’autore è una forma d’arte nella quale l’autore esprime qualcosa di se stesso attraverso la sua immagine. Prima di tutto è un ritratto, di secondaria importanza il fatto che sia proprio l’autore il protagonista; l’esatto opposto nel caso del selfie dove la cosa più importante è la presenza dell’autore nel contesto: “quello sono proprio io!”.

Credo che qualsiasi fotografo si sia scattato un paio di selfie ed autoritratti. L’estrema democratizzazione della fotografia attraverso le nuove tecnologie ha fatto si che il selfie sia diventato una moda. Ritengo che i miei selfie siano privati (paradossale) e di scarso interesse altrui. Gli autoritratti invece sono il frutto di una ricerca personale di un linguaggio d’espressione e quindi li presento in questo articolo.

selfie artistico
Autoritratto a 18 anni Simone Civita

 

Autoritratto scattato nel parco naturale regionale di Portofino
Autoritratto scattato nel parco naturale regionale di Portofino
autoritratto di Simone Civita a 20 anni
Autoritratto a vent’anni correndo sui prati sul confine tra Emilia e Liguria.
Simone Civita

 

differenza tra selfie e autoritratto
Autoritratto a 21 anni in sala prove durante la registrazione del singolo degli Eris

 

“Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell'acqua” Epitaffio J. Keats "Here lies one whose name was writ in water"
“Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua” Epitaffio J. Keats
“Here lies one whose name was writ in water”

 

esperimenti e autoritratto in studio. Cubismo fotografico
esperimenti e autoritratto in studio.
Cubismo fotografico

A vent’anni non si può conoscere molto. La mia Liguria inizia a Riomaggiore e finisce poco dopo Genova, una lingua di terra ed acqua salata che cresce e s’innalza fino al monte Penna.

Patria di marinai che hanno dentro il silenzio del mare lontano dalla riva, casa selvaggia di contadini che cercano di addomesticare terrazzandola. Una terra mai scontata, da sempre attraversata in lungo e in largo da genti di ogni cultura.

5 terre
Corniglia, 5 terre Ligura.
Simone Civita
Ligura
Corniglia, 5 terre Ligura.
Simone Civita

 

Sant'Anna Sestri Levante
La chiesa di Sant’Anna a picco sul mare a Sestri Levante. Liguria
Simone Civita

 

Cavi di Lavagna
Foto scattata nei pressi di Cavi (GE) Liguria. Simone Civita
Cavi di Lavagna
Foto scattata nei pressi di Cavi (GE) Liguria. Simone Civita

 

Grondana Santa Maria del Taro
Grondana Santa Maria del Taro (PR) confine tra Ligura ed Emilia.
Simone Civita
Giaiette
Foto scattata nei pressi di Giaiette (GE) Liguria. Simone Civita

 

monte Penna
in viaggio verso il monte Penna partendo da Santa Maria del Taro (PR) confine tra Ligura ed Emilia.

 

monte Penna
in viaggio verso il monte Penna partendo da Santa Maria del Taro (PR) confine tra Ligura ed Emilia.
si vede il monte Zatta a sinistra dei due ragazzi

 

Santa Maria del Taro
in viaggio verso il monte Penna partendo da Santa Maria del Taro (PR) confine tra Ligura ed Emilia.
Particolare dell’appennino
Santa Maria del Taro
Autunno nei boschi di Santa Maria del Taro (PR) confine tra Ligura ed Emilia.

 

Autunno
Autunno nei boschi di Santa Maria del Taro (PR) confine tra Ligura ed Emilia.

 

 

Santa Giulia
da Sestri Levante a Portofino. Vista da Santa Giulia. Liguria Simone Civita
San Fruttuoso
Sopra San Fruttuoso, promontorio di Portofino
Area protetta Portofino presso il semaforo nuovo
Simone Civita

 

Portofino
Sopra San Fruttuoso, promontorio di Portofino
Area protetta Portofino presso il semaforo nuovo
Simone Civita
liguria
Tramonto sopra San Fruttuoso, promontorio di Portofino
Area protetta Portofino presso il semaforo nuovo
Simone Civita