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Monte Penna in Inverno: ciaspolata partendo dal Passo della Tabella nel febbraio del 2015.

Dopo un’abbondatissima nevicata contattai Enrico e ci demmo appuntamento al bivio di Alpe poco prima di Pontestrambo. Arrivai in ritardo. Lo trovai in un giaccone di renna bianco con già lo scotch tra gli scarponi e le braghe. Lasciammo la nostra Punto con gomme d’asciutto un poco oltre e salimmo sul mitico pandino verde 4×4 che segnava più di 250000 km. Agile con le gomme da neve e le ridotte arrivammo al Rifugio del Monte Penna. Qui lasciammo la macchina e entrammo a prenderci un bel caffè e un’ottima crostata. Non avevo trovato delle racchette da neve da accoppiare alle ciaspole. Chiedo a Claudio, il gestore del rifugio, che con i migliori auguri me le presta. Inizia così la passeggiata, la prima per me sulla neve con le ciaspole. Il paesaggio invernale è stupendo. Il vento non aveva ancora fatto cadere del tutto la neve posata sopra i rami più sottili. Sembrava una primavera in un ciliegeto. Il tragitto che abbiamo percorso è stato lungo circa 18 km. Incontrammo numerosi sciatori di fondo dal passo del chiodo fino alle casermette del monte penna. Era tardi quando arrivammo al passo dell’incisa. Mi si era rotta una ciaspola e non avevo più filo per rammendarla: usai un pezzo del laccio della mia scarpa per tener unito il tutto. Inutile dirsi che non era per nulla comodo così lo scarpone. Nonostante questo cominciammo la salita contenti sapendo che avremmo trovato qualcosa di magnifico in cima. Dopo una mezz’oretta conquistammo la vetta e lo spettacolo della neve ghiacciata ci lasciò senza parole. Avevamo poco tempo per stare sulla vetta in quanto eravamo a metà percorso ed erano circa le 4 e mezza 5. Scendemmo correndo seguendo la tecnica di rotolare anzichè affondare dentro la neve. Fu molto divertente (forse un po’ meno per le caviglie). Arrivammo giù e trovammo Claudio con la slitta e tutta la sua splendida muta di cani. In uno schiocco di lingua partì con tutti questi cani in festa. in un minuto era già sparito dalla nostra vista. Inizia il viaggio di ritorno. Becchiamo il tramonto sul monte di Portofino quando siamo ancora al passo del chiodo a circa 4 km dal Rifugio Monte Penna. C’è una luce molto strana un’ora dopo il crepuscolo quando si è in un bosco innevato. Con la torcia ci facciamo luce e sentiamo che quelli del rifugio stanno controllando se c’è ancora qualcuno sulla strada. Noi stavamo proseguendo a bosco seguendo dei sentieri tracciati timidamente da su delle cartine. Blu notte in cielo e un bianco sporco di blu sotto alle nostre ciapsole che ormai sono ridotte male. La stanchezza si comincia a sentire quando finalmente ci ricongiungiamo sulla strada principale. ancora mezzoretta e siamo arrivati al rifugio Monte Penna.

che splendida montagna!

 

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Monte Penna all’alba

Queste foto sono state scattate sul monte Penna (1735 mt) la notte del 23 settembre 2014.

La luna nuova combaciava con condizioni di bassa umidità e di forte tramontana; decidemmo così di partire dopo un esame da Chiavari alle 21. Mentre salivamo le chiome dei faggi lasciano giusto un po’ di spazio alle stelle. Intorno alle 23 conquistiamo la vetta armati di torce tenda e attrezzi vari.
Queste foto contengono varie sfaccettature di bellezza: non vorrei che qualcuno interpreti questi lavori come un esercizio tecnico per ottenere una sola bellezza estetica. Come scienziato non posso non emozionarmi nella realizzazione di questi scatti: la bellezza della ricerca è tutta metaforicamente contenuta in questi frammenti d’universo. La curiosità ha spinto, noi uomini, ad esplorare e a conquistare le vette più alte. Il riuscire a vedere con gli occhi della mente, ciò che si riesce solo ad intuire con i sensi, è l’ultima conquista dell’esploratore del 21esimo secolo. Quando ogni profilo di montagna è stato disegnato/catalogato/fotografato/documentato non resta che sviluppare occhi più profondi per rispondere a curiosità ancora più ancestrali proprie del nostro essere umani.
Dopo tanto studio e ricerca interiore usciamo e puntiamo il dito al cosmo. Ammiriamo esterefatti, in un’estasi Appollinea, le onde elettromagnetiche che si propagano per ogni osservatore alla velocità c=1/sqrt(epsilon0mi0). Deviamo i raggi cosmici con lenti d’alta fattura umana disegnate seguendo i principi di propagazione e di diffrazione; impressioniamo su sensori CMOS e con software elaboriamo i bit acquisiti. Dietro a queste foto non ci sono solo io bensì tutta l’umanità, da quell’uomo che per primo accese il fuoco a Einstein, da Dante a Newton, da Pratt a mio padre, da Dostoevskij agli ingegneri della Canon, da Fourier ai miei professori: tutti gli esploratori che hanno iniziato la via a cui io ho messo semplicemente una possibile meta.

tendata sul monte penna
Tendata sul Monte Penna. Sovrariscaldamento del sensore
monte penna
Statua della Madonna e Cappelletta sul Monte Penna
notte sul monte penna
Pleiadi viste dal monte Penna
la bellezza salverà il mondo
Via Lattea dal Monte Penna
la bellezza
Via Lattea dal Monte Penna
genova notturno
Genova sullo sfondo e monte Aiona in primo piano
Monte penna all'alba
Monte Penna all’alba
Madonnina del Penna
Madonnina del Penna
Le Trevine, monte Orocco viste dal Monte Penna all'alba. Sullo sfondo la Nebbia della bassa Val Taro
Le Trevine, monte Orocco viste dal Monte Penna all’alba. Sullo sfondo la Nebbia della bassa Val Taro
Santa Maria del Taro vista dal monte Penna. Monte Zatta e sullo sfondo il promontorio di Portofino.
Santa Maria del Taro vista dal monte Penna. Monte Zatta e sullo sfondo il promontorio di Portofino.
Monte Aiona con l'ombra del Monte Penna
Monte Aiona con l’ombra del Monte Penna
Il Pennino, la Nave viste dal Penna
Il Pennino, la Nave viste dal Penna
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Ed è mattino!